Il Conte rosso

Aveva quasi cent'anni Giovanni Gallea, quando nel 1999 fu celebrato il 'Grande Torino' a cinquant'anni da Superga. Gallea fu invitato alle celebrazioni, e fu intervistato da Claudio Giacchino ("La Stampa"). Era lui, che, negli anni belli, guidava il "Conte rosso", il leggendario pullman su cui viaggiavano in trasferta i giocatori del Toro.


Conte rosso. Così si chiamava il pullman che portava il Grande Torino e l'aura mitica che circondava gli Invincibili è ricaduta anche sul bus, Lo guidava Giovanni Gallea, era l'autista di fiducia della squadra di Valentino Mazzola. Oggi Gallea è un vispo nonnetto di 96 anni, abita con la moglie Ninfa, di un anno meno anziana, in via Asinari di Bernezzo 62. 
E qui, seduto davanti a un tavolino ricoperto di vecchie, ingiallite fotografie del Torino che fu vinto solo dal destino, ricorda «quegli anni favolosi in cui ogni domenica portavo in trasferta i granata e la Juve». La Juve? «Eh sì - sorride l'arzillo nonno Gallea - non è mica come adesso che nel calcio si spende e spande. Allora, le società guardavano al risparmio; anche il Toro che conquistava uno scudetto dopo l'altro, anche la Juve e così il pullman era in comune, veniva usato alternativamente da una squadra e l'altra. Ho, dunque, avuto modo di conoscere bene, da vicino, tutti: granata e bianconeri, Valentino Mazzola o Menti come Parola, Sentimenti IV e Boniperti». 
Giovanni Gallea non dice se era tifoso torinista o juventino, tenta di far credere che per lui Toro e Juve arano lavoro e solo lavoro. Poi, ammicca: «Un po' tutti i giocatori, dell'una e dell'altra squadra, volevano sempre sapere per chi tenevo, non gli ho mai dato soddisfazione, sono sempre stato sulle mie. Capirà, mica potevo farlo, dovevo essere imparziale. Però, Boniperti mi diceva spesso: "Giovanni, contamela giusta, tu stai dalla parte dei cugini. Uhmm, ho fiuto io, li sento lontani un miglio i granatini''». Il nonnetto sorride, annuisce: «M'aveva capito il giovane Boniperti. Avevo simpatia per il Toro». Solo simpatia? Via, sono passati cinquant'anni, può anche sbottonarsi un pochino, signor Gallea. Tanto, Boniperti non se la prenderà. E poi, l'aveva già scoperto .,. 
Il nonnetto ride: «Beh, in effetti tengo per il Toro e, al di là del tifo, sul lavoro preferivo i granata perché erano più alla mano, modesti, Vincevano tutto, eppure non si davano arie, con loro 1'ambiente era meno sostenuto di quello juventino. Che banda di allegroni pronto sempre allo scherzo era il Grande Torino. Una volta, ad esempio, sul pullman, Gabetto, mentre li portavo a Como, tirò fuori da una sacca il pallone e cominciò a palleggiare in mezzo ai sedili. In breve lui e altri si misero a giocare nello stretto corridoio, a passarsi la palla, a colpirla di testa, Chissà, forse il segreto di tante vittorie, di scudetti vinti in serie sta proprio nell'allegria di quei ragazzi, nell'amicizia che li univa. Superga mi ha derubato di una compagnia meravigliosa, indimenticabile. Tant'è che dopo non me la sentii più di guidare il Conte rosso, sarebbe stato terribile continuare. Feci domanda per essere assunto in Fiat, lasciai il mondo del calcio». 
Gallea tace commosso, aggiunge, timidamente: «Sono felice che il Torino non mi abbia dimenticato. Mi ha invitato in tribuna per la partita commemorativa del cinquantenario in cui il Torino indosserà maglie identiche a quelle indossate dai "miei" amici campionissimi. Ci andrò, in carrozzella, ma ci andrò. Voglio vedere ancora una volta quelle magiche maglie».

Quei favolosi e allegri viaggi sul Conte rosso ("La Stampa, 4 maggio 1999, p. 35)