"Italiani macaroni, nicht capire football"


Dopo la 'fatal Verona', ecco l'umiliazione di Amsterdam, nella gara di ritorno giocata per la seconda edizione della Supercoppa europea. Poi verrà anche la sconfitta per mano del Magdeburgo, nella finale di Coppa delle coppe: a quel punto, il grande e lungo ciclo europeo del Milan intitolabile a Nereo Rocco e Gianni Rivera sarà definitivamente chiuso. E per l'ex 'Golden', con il deludente mondiale tedesco, finirà anche la carriera in azzurro. Un anno terribile. Della partita di Amsterdam riproponiamo le considerazioni di Bruno Perucca, inviato all'Olympisch Stadion per "La Stampa".


I giocatori dell'Ajax sono usciti dallo spogliatoio, ieri sera, reggendo le valigette con gli indumenti di gioco. Ai bagagli del Milan, invece, hanno pensato degli inservienti: Rivera e colleghi erano forse troppo stanchi per portarseli da soli. E' sin troppo facile, e anche ingeneroso, fare dell'ironia dopo un 6 a 0 eloquente come quello che ha permesso ai campioni d'Olanda e d'Europa di «distruggere» la linea Maginot preparata da Rocco e conquistare i 40 chili della «Supercoppa» (valore 15 milioni di lire), ma è indubbio che raramente una squadra italiana ha offerto all'estero una tale disastrosa impressione.

Alla fine - dopo il 2 a 0 del primo tempo e una pallida reazione rossonera in apertura di ripresa (culminata con una palla-gol creata da Chiarugi e parata da campione dal portiere Stuy) - sembrava di assistere a un allenamento, con l'Ajax che in quella bufera di vento e di pioggia si muoveva a suo agio, rispondendo a suon di gol alle richieste del pubblico. 

Avevano già segnato Mulder, Keizer (nel primo tempo) e Neeskens, la gente gridava «quattro» ed ecco la botta di Rep, poi «cinque» ed ecco il rigore di Muhren dopo un fallo di Schnellinger su Krol che pareva una definitiva dichiarazione di resa, poi chiedevano «sei» ed ecco l'irridente rete finale di Haan, segnata dopo un palleggio fitto fra le gambe ormai molli dei difensori avversari. 

Mentre Gloekner chiudeva il match, un tifoso olandese, ubriaco di gol e di birra, ci ha gridato in faccia da mezzo metro: «Italiani macaroni, nicht capire football», e con questo viatico siamo scesi negli spogliatoi, dove il sorriso radioso del presidente Buticchi ci ha davvero scioccati. «Ridere per non piangere», ha detto il presidente del Milan, ma chi conosce le ultime burrascose vicende di casa rossonera assicura che la frattura fra il dirigente e la coppia Maldini-Rocco è sempre più netta. A Buticchi, quindi, può anche far gioco questo tracollo, malgrado investa il buon nome del Milan, per sottolineare la bontà delle sue convinzioni. 

Di certo, il club rossonero sta attraversando un momento difficile. Dopo la sconfitta dell'anno scorso a Verona - nel giorno dello scudetto bianconero -, presidente e tecnici non vanno più d'accordo. Buticchi prima lasciava fare tutto a Rocco, dopo ha preso lui in mano anche le redini tecniche, almeno per quanto riguarda la campagna acquisti che ha condotto in un modo che Rocco non da oggi disapprova. 

La cessione di Prati è il punto chiave dei contrasti fra i due personaggi, ma bisogna dire che il tecnico non ha avuto il coraggio, se veramente tale era il suo pensiero, di presentare le sue dimissioni invece di guidare una squadra fatta non in modo a lui confacente. Il trainer rossonero, prima di cedere la panchina a Maldini, ha messo da parte con troppa facilità giocatori come Dolci e Bergamaschi, che evidentemente hanno bisogno di un lungo periodo di ambientamento, ha cercato di portare avanti dei giovani ma l'ha fatto troppo tardi. 

La squadra è venuta ad Amsterdam priva di convinzione, ma questa è una grave colpa e non una scusante, quando si accettano impegni internazionali di questa portata. L'impostazione tattica superdifensiva è crollata perché gli uomini non erano in condizioni fisiche tali da poter reggere a questo sforzo. Quando si gioca nella propria area, bisogna almeno avere la decisione e la forma atletica per interpretare questo tipo di calcio rinunciatario ma che perlomeno avrebbe potuto limitare i danni. Inoltre, il Milan ha commesso un errore di valutazione nei confronti dell'Ajax, che in casa non concede scampo alle squadre che si rinchiudono. 

Espressioni allegre in aereoporto.
Difficile capire se colte all'arrivo 
o prima della ripartenza ...
La beffa di San Siro non poteva ripetersi di fronte a giocatori determinati e decisi com'erano ieri sera quelli olandesi. Le condizioni disastrose di Rivera hanno messo l'accento sul crollo della compagine italiana. Schierato ancora una volta con la maglia n. 9, con compiti di regìa arretrata, di trattenere i palloni che la difesa respingeva in modo da dare fiato a Schnellinger e colleghi, il capitano ha fallito completamente la prova, sbagliando anche in contropiede una palla gol anche se l'ha ricevuta al momento in cui la partita era già largamente decisa. Così è maturato il crollo rossonero, la squadra è parsa davvero inferiore ad ogni aspettativa.

La supercoppa voluta dai dirigenti non piaceva a Rocco, ma questa considerazione non basta a giustificare la «débàcle» di ieri sera che rilancia l'Ajax i cui giocatori, pur fra polemiche e discussioni, rimangono sempre degli atleti. Ed è pertanto giusto che abbiano trionfato sui molli avversari guidati dall'evanescente capitan Rivera.

"Stampa Sera", 17 gennaio 1974, p. 11 (Milan, che figura!)

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