Doccia scozzese

Bruxelles, 7 marzo 1963

Il match si è appena concluso,
e i giocatori del Dundee salutano l'Heysel
Chi dovesse passare da Bruxelles nei prossimi giorni, troverà gente incupita e nervosa. Il match di ieri sera tra Anderlecht e Dundee ha sortito questo effetto: il taxista che ci ha portati a Zaventem ha finto di non sapere nulla di quel che è accaduto. E - anzi - di non volerne sapere nulla. Poi è imploso in un silenzio che alludeva alla verità. Chiacchierare di sconfitte della propria squadra è esercizio arduo per i tifosi; figuriamoci quando si tratta di sconfitte inattese e perciò speciali. E' andata così. I pedatori del Dundee hanno raso al suolo l'Heysel, invaso da 64.073 spettatori paganti, dei quali solo alcune decine provenienti dalla terra dei Dark Blues. E, al novantesimo, gli undici demoni si sono raggruppati in mezzo al campo e hanno rispettosamente salutato gli applausi che tutto il pubblico tributava loro.

Già. E' stata una autentica doccia scozzese, e la squadra che sulla stampa continentale veniva ultimamente candidata a entrare nell'albo d'oro della coppa (per il solo fatto di avere eliminato il Madrid) è chiaramente destinata a uscire dalla competizione. Per mano degli uomini di Bob Shankly, capaci di un football manovrato e veloce, nella migliore e più antica tradizione del calcio di Scozia. Si veda la rete del due a zero (timbrato al 18' del primo tempo), un autentico capolavoro: Ian Ure recupera la sfera nella propria metà campo, la appoggia lateralmente a Wishart; questi cerca e trova il movimento sulla fascia sinistra di Robertson, seguito da Heylens. L'estrema sinistra del Dundee finge allora di cercare il fondo, ma poi rientra sul destro e spedisce un preciso pallone verso Gilzean, che flotta insieme a Cousin sul limite dell'area di rigore. Fulmineo e scaltro scambio tra i due che libera Gilzean al tiro dai sedici metri: shot non violento ma preciso, che si infila vicinissimo al palo destro, là dove per Árpád Fazekas è impossibile arrivare [vedi il filmato dell'azione]. Dunque, non si era ancora a metà del primo tempo e i Dark Blues avevano sostanzialmente spento le velleità dei belgi. I quali rientrano tuttavia in partita grazie a un penalty trasformato da Lippens al 36': ma la loro serata è davvero storta, ogni occasione si traduce in uno spreco (e dagli spalti si impreca alla sfortuna), i giovani talenti (su tutti Van Himst) sembrano ancora piuttosto acerbi. Alla ripresa, ancora una volta, il Dundee va in gol alla prima azione, com'era accaduto in avvio di partita con Gilzean. Stavolta tocca a Cousin, e per gli uomini di Sinibaldi è la mazzata finale. Il 4-1 firmato da Penman intorno alla mezz'ora serve a definire il tabellino, e a privare la sfida di ritorno - in calendario tra una settimana a Dens Park - di ogni suspence.

Alan Gilzean, leggenda del Dundee

I cronisti del Daily, dell'Herald, del Sunday Post venuti a Bruxelles non sembravano particolarmente stupiti. "Questo è la migliore squadra costruita in Scozia nel dopoguerra", diceva uno di loro, e i colleghi assentivano. E quindi la domanda che ponevamo alla vigilia, riguardante le prospettive dei Mauves, va ora riproposta per il Dundee. Fin dove può arrivare l'XI di Bob Shankly? Per le compagini britanniche la Coppa dei Campioni d'Europa è stata fin qui una sequela di deludenti avventure, e in questa edizione gli inglesi dell'Ipswich Town sono già usciti agli ottavi, agilmente superati dal Milan. Rimane questa banda di (per ora) semi-sconosciuti scozzesi, tra i quali, oltre ad Alan Gilzean - le cui qualità realizzative sono già note e apprezzate anche sul continente - brillano il mediano Ian Ure, il terzino destro Alex Hamilton, le ali Gordon Smith e Hugh Robertson. Smith, in particolare, è un autentico portafortuna: prima di trasferirsi sul Firth of Tay, aveva già trascinato le squadre di Edimburgo (Hearts e Hibernian) al titolo di Scozia, che come si sa raramente sfugge agli squadroni dell'Old Firm. Diamo dunque per scontata la presenza del Dundee Football Club nel tabellone delle semifinali, dove è già pressoché sicura la presenza del Milan; concediamo perciò pochissime chances di rimonta all'Anderlecht: la legge di Dens Park, finora, è stata durissima per tutti.

6 marzo 1963, Stade du Heysel, Bruxelles
RSC Anderlecht - Dundee United 1:4 (1:2)
Anderlecht: Árpád Fazekas, Georges Heylens, Laurent Verbiest; Martin Lippens, Jean Cornelis, Pierre Hanon; Joseph Jurion, Jean-Pierre Janssens, Jacques Stockman, Paul van Himst, Puis Wilfried. Allenatore: Pierre Sinibaldi
Dundee: Bert Slater, Alex Hamilton, Bobby Cox; Bobby Seith, Ian Ure, Bobby Wishart; Gordon Smith, Andy Penman, Alan Cousin, Alan Gilzean, Hugh Robertson. Allenatore: Bob Shankly.
Arbitro: Daniel Mellet (Svizzera)
Marcatori: Gilzean 1°, 18°, Lippens (R) 36°, Cousin 46°, Penman 71°.
Spettatori: 64.073

'Mauves' e 'Dark Blues' al momento della verità

5 marzo 1963, Bruxelles

Chi negli ultimi giorni è passato da Bruxelles, certamente ha ritenuto che la gente di qui non sia così triste come la si dipinge. Luoghi comuni, è ovvio. Il taxista che ci ha accompagnato all’albergo era su di giri, ma palesemente sobrio. L’aria è frizzante, la primavera incombe e – soprattutto – Les Diables Rouges (la nazionale di calcio del Belgio) sabato scorso hanno espugnato il De Kuip: uno a zero a Rotterdam [tabellino], era solo un’amichevole, ma battere gli olandesi (e a casa loro) produce da queste parti umori gioviali e animi sereni.

Domani sera, allo Stade du Heysel, la principale squadra di Bruxelles, il Royal Sporting Club Anderlecht, ospita per l’andata dei quarti di finale di Coppa dei Campioni gli scozzesi del Dundee Football Club. Poiché il Dundee partecipa per la prima volta al torneo, non vi sono precedenti fra i due club. I Dark Blues, peraltro, sono riusciti nella scorsa stagione a vincere per la prima volta la First Division scozzese, prevalendo a sorpresa sui due squadroni di Glasgow (Rangers e Celtic): riuscita inattesa ed epocale. L’Anderlecht, invece, vanta già tre partecipazioni in questo torneo continentale; mai è riuscito a superare il primo ostacolo, e dunque si capirà quale sia l’entusiasmo che lo circonda in questa edizione, nella quale è avanzato sino ai quarti nonostante il sorteggio gli avesse opposto, per il primo turno, nientemeno che il grande (ma oramai declinante) Real Madrid [tabellini: andata - ritorno].

Robert Shankly,
manager del Dundee FC
E qui sta il punto. Fino a dove può arrivare l’XI guidato da Pierre Sinibaldi? E che differenza di valori c’è tra Anderlecht e Dundee, sulla carta? Il nostro buon taxista non ha dubbi al riguardo: i Mauves dovrebbero vincere con largo margine domani, e mantenere poi il vantaggio in terra di Scozia; la perforabilità esterna dei pedatori guidati da Bob Shankly (fratello di William, manager del Liverpool) è stata palese fin qui; ma tra le mura amiche hanno travolto il Colonia (8-1: tabellino) e lo Sporting Lisbona (4-1: tabellino): imprese non da poco. Potenzialmente significativa è, semmai, la differente esperienza internazionale che connota le due compagini. L’Anderlecht sostanzialmente coincide con la nazionale del Belgio – a Rotterdam, sabato scorso, nella formazione di partenza aveva installato otto titolari (e si tenga conto di come il portiere dei Mauves sia un ‘vecchio’ pirata ungherese, e di come mancasse il capitano, Jeff Jurion, bandiera dell’Anderlecht e in generale del football belga). Nell’ultima apparizione della Tartan Army, viceversa (lo scorso novembre ad Hampden Park, in un match di British Championship vinto facilmente contro l’Irlanda: tabellino) provenivano dal Dundee due soli elementi (Alexander Hamilton e Ian Ure), che insieme hanno raccolto finora solo una decina di caps.

Paul Van Himst, giovane
stella dell'Anderlecht
Quanto al confronto tra le due ‘scuole’, non c’è materiale per ulteriori riflessioni. Le due nazionali non si sono mai affrontate in una competizione ufficiale, ed entrambe non si sono qualificate per la Coppa del Mondo organizzata dal Cile; l’ultimo test-match risale al 1951, si giocò all’Heysel, e la Scozia non trovò praticamente opposizione. Finì cinque a zero per i nordici [tabellino]. Semmai, un dato viene a confortare i supporters della squadra locale. Nella passata edizione della coppa, gli eterni rivali dello Standard Liegi incrociarono i Rangers nei quarti, e li estromisero dal torneo; furono poi, a loro volta, vittima dello strapotere madridista [vedi il quadro della competizione]. Strapotere che tuttavia, quest’anno, proprio l’Anderlecht ha clamorosamente ridimensionato. Se il calcio fosse un gioco di sillogismi, o semplice calcolo delle probabilità, non ci sarebbe partita. Non è così, e dunque – per prudenza – non proviamo nemmeno ad esercitare l’arte della predizione. I Mauves sono una squadra giovane, ricca di talenti (su tutti, quello cristallino di Paul van Himst), ma gli scozzesi hanno l’aria d’essere un gruppo poco arrendevole, arcigno fino alla cattiveria, affamato e reso anzi ancora più famelico dai propri inattesi successi - e hanno in Alan Gilzean un temibilissimo scorer. Sono due XI, in sostanza, sulla cresta dell’onda; comunque vada a finire, sarà stata per entrambi una stagione speciale.

Mans

Se osano le Aquile ...

5 marzo 1963, Lisboa

Il programma della partita con i volti
dei primi due giocatori europei del momento
È previsto il tutto esaurito domani sera all’Estádio da Luz di Lisboa [vedi] per l’andata dei quarti di finale della Coupe des clubs champions européens tra i campioni in carica del Benfica e i campioni di Cecoslovacchia del Dukla Praga. Si avverte in città un clima di forte attesa per il ritorno in campo ad alto livello internazionale della squadra di casa dopo la cocente delusione patita l’11 ottobre scorso nel ritorno della Coppa Intercontinentale contro l’incontenibile Santos di Pelé: un terribile 2:5, con tre reti della “Pérola Negra” [vedi], dopo che già la gara d’andata a Rio de Janeiro era finita 2:3 [vedi]. È la seconda volta consecutiva che le Águias impattano duramente con i detentori della Copa Libertadores de América: nel 1961 era stato il Peñarol di Montevideo a rifilare un sonoro 5:0 nel ritorno, per poi vincere anche la bella [tabellini]. Per i bicampioni consecutivi d’Europa il confronto con le maggiori squadre del Sud America è apparso improbo finora. Ciò non toglie smalto però al loro palmarès europeo: il Benfica è attualmente la squadra più forte del continente, trionfatrice nelle due ultime edizioni della Coppa dei campioni, rispettivamente sul Barcellona [vedi] e, lo scorso 2 maggio, sul Real Madrid, in una delle più belle finali della Coupe finora disputate [vedi]. Anche quest’anno è, senza dubbio alcuno, la favorita per la vittoria finale. Come detentrice è stata esonerata dal turno preliminare, e ha debuttato direttamente agli ottavi il 31 ottobre scorso contro il Norrköping: 1:1 con pareggio del solito Eusebio [tabellino], e poi 5:1 al ritorno, con altre tre reti di questo 21enne di devastante potenza e di ancora inimmaginabile prospettiva [tabellino].

Josef Masopust mostra il "Pallone d'oro" al suo pubblico praghese
L’avversario di domani è però insidioso. Il Dukla Praga ha affrontato avversari abbordabili nei turni precedenti – il Vorwärts Berlin, campione della Germania orientale, e l’Esbjerg, campione di Danimarca – ma non ha mai perso e nemmeno preso un gol. A Berlino ha vinto in scioltezza 3:0 [tabellino], ad Esbjerg ha impattato 0:0 [tabellino]. È dunque squadra coriacea, capace di fare risultato in trasferta grazie a copertura tattica e agonismo atletico. I boemi non sono nuovi alla Coppa dei campioni: eliminati agli ottavi nell'edizione del 1958 dal Manchester United (comunque battuto a Praga per 1:0) e in quella del 1959 dal Wiener Sport-Club, sono invece approdati ai quarti anche lo scorso anno, dove sono stati fermati da un secco 1:4 rifilato dal Tottenham [vedi]. Non difettano di esperienza. D’altra parte il calcio cecoslovacco conosce in questi anni una nuova stagione felice, dopo i fasti della prima metà degli anni trenta, in cui ottenne il terzo posto nella Coppa Internazionale del 1930 e, soprattutto, un secondo posto ai Mondiali vinti dall'Italia in casa nel 1934. L’estate scorsa, in Cile, la nazionale cecoslovacca è approdata nuovamente a una finale mondiale, dove ha avuto la sfortuna di incontrare il Brasile di Garrincha, Didì e Vava (oltre che dell’acciaccato Pelé). Nel 1960 ha vinto la Coppa Internazionale e la finale per il 3° posto della prima edizione della Coupe Henri-Delaunay - preludio del Championnat d'Europe des Nations - disputatasi in Francia. Non è un caso, che nel dicembre scorso il Ballon d'Or di “France Football” sia stato assegnato al capitano del Dukla, Josef Masopust, nonché nazionale e primo calciatore dell'Europa dell’Est a ricevere questo premio, e proprio davanti alla stella nascente del Benfica, Eusebio.

Protagonista in dubbio: José Aguas
qui mentre alza la Coppa dei campioni
la sera del primo trionfo internazionale
del Benfica, il 31 maggio 1961
Il Benfica si appresta dunque ad affrontare dei giocatori di qualità. Il Dukla ha ripreso la preparazione durante la pausa invernale del proprio campionato disputando nello scorso gennaio in Messico il Torneo Pentagonal, dove ha ben figurato [vedi]. La stampa spagnola scrive che "el Dukla dejó magnifica impresión", mostrando "excelente clase, prodigando bellos espectáculos con su fútbol vigoroso y atlético", battendosi come "todo un bloque homogéneo". Lo schema tattico adottato dall'allenatore Jaroslav Vejvoda si ispira a quello attualmente in voga: il 4-2-4 sfoggiato dal Brasile negli ultimi anni. A orchestrare il gioco è Josef Masopust a ridosso della linea degli attaccanti; davanti al portiere Pavel Kouba agiscono quello che noi italiani chiamiamo il libero, Jiři Čadek, e la linea dei terzini composta da František Šafránek, Svatopluk Pluskal e dal capitano Ladislav Novák; i mediani sono Ján Brumovský e, con vocazione più offensiva, Josef Vacenovský (che però, per domani sera, è dato come incerto e potrebbe essere schierato al suo posto Jaroslav Borovička); davanti operano gli attaccanti Rudolf Kučera, Jozef Adamec, e Josef Jelínek.

Si annuncia pertanto una bella partita, con il Benfica che dovrà fare il gioco e attaccare – tra le sue fila è però incerta la presenza del vecchio asso José Aguas – e con il Dukla coperto e pronto a colpire di rimessa. Arbitrerà l’inglese Ken Aston, che noi italiani ricordiamo amaramente per il vergognoso arbitraggio della partita contro il Cile durante i mondiali dello scorso giugno [leggi]. Il Benfica resta in ogni caso nettamente il favorito per la vittoria e per il passaggio del turno.

Azor